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al testo di Maria Russo
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Mi chiedi se ho patito la fame. S’arenavano le barche sulle acque saline e nessun pescatore veniva di buonora a riprendere i suoi remi. Il sole era un orologio spento. Le stelle sanguinavano luci mai accese. La tramontana imputridiva sulla strada. I sogni zoppicavano sui viali. La maschera di carne e i sorrisi scordati tra le pieghe delle braccia e delle mani. La primavera sbarcava le sue rondini sulle case ormai assuefatte all’inverno. E tu mi chiedi se ho patito la fame. Avevo fame Io. Si fame. Ho munto latte di cielo sul ventre torbido dei davanzali. Due occhi neri, sgranati, consunti e uno stomaco colmo di nuvole.
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